
Oggi è la Giornata Mondiale dell’Autismo, un disturbo del neurosviluppo complesso che influisce sul modo in cui una persona comunica e interagisce con gli altri.
Nel Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, non viene trattato direttamente l’autismo, ma il libro è spesso interpretato come una riflessione sulla diversità e sulla comprensione degli altri.
Il protagonista, il Piccolo Principe, è un bambino che vive in un altro mondo, lontano dalle convenzioni sociali adulte, e ha un modo unico di vedere il mondo. La sua capacità di osservare le cose in modo originale, di fare domande profonde e di non conformarsi alle aspettative degli adulti potrebbe essere paragonata, in modo metaforico, ad alcune delle caratteristiche che si riscontrano nell’autismo, come la percezione del mondo da una prospettiva diversa.
Il Piccolo Principe cerca di connettersi con gli altri, ma spesso trova difficile farlo; questo riflette, in una certa misura, la difficoltà che le persone con autismo possono avere nell’interagire con gli altri, poiché il loro modo di percepire e rispondere al mondo può essere molto diverso rispetto a quello delle persone neurotipiche.
Anche se il libro non parla esplicitamente di autismo, il modo in cui il Piccolo Principe esplora la solitudine, la ricerca di connessione e la difficoltà nel capire gli altri può risuonare con le esperienze di chi vive con l’autismo.
È piccolo il mio mondo
e ci sto soltanto io,
non parlo o ti confondo
con strano chiacchierio,
saltelli e gesti strani
col corpo e con le mani
e fisso su qualcosa
lo sguardo mio si posa,
ti chiedi cosa penso,
ti sembro senza senso.
Sono alte e forti mura
costruite intorno a me,
ti faccio un po’ paura,
non sono come te.
È un altro mondo il mio
e tu non riesci a entrare
diversa lingua ho io
e tu non sai capire.
Se solo vuoi provare,
se prendi l’astronave,
potrai da me atterrare
e forse anche capire,
perché, in ogni viaggio,
un nuovo paesaggio
ti apre gli occhi e il cuore,
per renderti migliore.
Il termine “autismo” fu utilizzato per la prima volta dallo psichiatra svizzero Eugen Bleuler nel 1911. Bleuler usò il termine per descrivere un sintomo della schizofrenia, che egli riteneva fosse una forma di auto-assorbimento. Tuttavia, fu solo negli anni ’40 che l’autismo venne riconosciuto come una condizione separata.
Nel 1943, uno psichiatra infantile di nome Leo Kanner scrisse un articolo descrivendo un gruppo di bambini che lui riteneva avessero una condizione unica che chiamò “autismo infantile precoce”.
l lavoro di Kanner descriveva un gruppo di bambini che avevano difficoltà a comunicare, mancavano di abilità sociali e si impegnavano in comportamenti ripetitivi. Egli credeva che questa condizione non fosse causata da una cattiva educazione, come si credeva comunemente all’epoca, ma piuttosto da un disturbo neurologico.
All’incirca nello stesso periodo, un altro psichiatra di nome Hans Asperger stava studiando un gruppo di bambini con caratteristiche simili. Asperger descrisse i suoi pazienti come affetti da “psicopatia autistica”, e il suo lavoro fu pubblicato in tedesco nel 1944.
Il lavoro di Asperger non fu ampiamente conosciuto al di fuori dei paesi di lingua tedesca fino a molto tempo dopo, ma la sua descrizione della condizione che sarebbe poi diventata nota come Sindrome di Asperger è ancora oggi ampiamente riconosciuta.
I criteri diagnostici per l’autismo sono cambiati significativamente nel tempo. Nei primi anni della ricerca sull’autismo, c’era poca concordanza su cosa costituisse il disturbo, e la diagnosi era spesso basata su una combinazione di osservazioni comportamentali e giudizio clinico.
Negli anni ’80, i criteri diagnostici per l’autismo furono standardizzati con la pubblicazione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-III). Questo manuale stabilì un insieme di criteri specifici per diagnosticare l’autismo e aiutò a garantire che le diagnosi fossero coerenti tra i diversi professionisti.
Questi cambiamenti riflettono i progressi nella comprensione del disturbo e i tentativi di catturare meglio la sua complessità e variabilità.
Un cambiamento significativo avvenne con la pubblicazione del DSM-IV nel 1994. Questa edizione introdusse il concetto di Sindrome di Asperger come una condizione distinta all’interno dello spettro autistico. In precedenza, gli individui che ora verrebbero diagnosticati con la Sindrome di Asperger erano spesso diagnosticati con autismo ad alto funzionamento o semplicemente non venivano diagnosticati affatto. L’ultima versione del DSM, il DSM-5, fu pubblicata nel 2013. Questa edizione apportò diversi cambiamenti ai criteri diagnostici per l’autismo, inclusa l’unificazione di diverse diagnosi precedentemente separate in una singola categoria: Disturbo dello Spettro Autistico (ASD).
Oggi, la diagnosi si basa tipicamente su una valutazione completa che include l’osservazione del comportamento e delle abilità comunicative, la valutazione delle interazioni sociali e la considerazione della storia medica.
Anche se c’è ancora molto da imparare sulla diagnosi e il trattamento dell’autismo, i progressi nella nostra comprensione hanno portato a diagnosi più accurate e a migliori risultati per coloro che vivono con l’ASD.
Giuseppe Cappellano
Referenze
Harris J. Leo Kanner and autism: a 75-year perspective. Int Rev Psychiatry. 2018 Feb;30(1):3-17. doi: 10.1080/09540261.2018.1455646.
American Psychiatric Association, Ed. it. Giuseppe Nicolò, Enrico Pompili (a cura di), DSM-5-TR. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Text Revision, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2023
Le Petit Prince, Antoine de Saint-Exupery Anno di prima pubblicazione: 1943
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