12 Ottobre 2025

In Italia, ogni anno il 12 ottobre si celebra la Giornata Mondiale del Malato Reumatico per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle patologie reumatologiche. Le malattie reumatiche sono disturbi infiammatori che colpiscono articolazioni, muscoli, ossa e tessuti connettivi, causando dolore, gonfiore e limitazione dei movimenti. Possono interessare anche altri organi, tra cui pelle, occhi, cuore, polmoni e reni. Tra gli esempi più comuni figurano artrite reumatoide, artorsi, osteoartriti, lupus e gotta. Nonostante i progressi della ricerca e delle terapie, la diagnosi precoce resta una delle principali sfide: i sintomi iniziali possono essere sfumati e facilmente confusi con altre patologie, ritardando l’avvio dei trattamenti più appropriati.

La Giornata Mondiale del Malato Reumatico rappresenta dunque un momento di informazione, condivisione e speranza: un invito a promuovere una maggiore consapevolezza, a sostenere la ricerca scientifica e a migliorare l’accesso alle cure, con l’obiettivo di garantire a ogni persona affetta da malattie reumatiche una vita più attiva e di migliore qualità.

Oggi nella rubrica DisSaperi di qualunquemente.science del Dipartimento di Scienze della Salute ho intervistato la Prof.ssa Annalisa Chiocchetti ordinario di Immunologia presso l’Università del Piemonte Orientale (UPO), responsabile del laboratorio di immunomica del CAAD, coordinatrice del progetto europeo FLAMIN-GO, https://flamingo-joc.eu/, e partner del progetto europeo SINPAIN, https://www.osteoarthritis-sinpain.eu/. Entrambi i progetti si occupano di malattie che colpiscono le articolazioni: il primo riguarda l’artrite reumatoide, il secondo l’osteoartrite.

Professoressa, in occasione della Giornata Mondiale del Malato Reumatico, quali ritiene siano oggi le principali sfide nella diagnosi precoce e nella gestione delle malattie reumatiche, e come la ricerca può contribuire a superarle?

Le malattie reumatiche colpiscono milioni di persone e la sfida principale resta la diagnosi precoce. I sintomi iniziali sono spesso vaghi e possono ritardare l’avvio delle cure. Inoltre, non tutte le artriti sono uguali: dietro una stessa diagnosi si nascondono forme biologiche diverse, che rispondono in maniera differente ai farmaci. L’obiettivo è quindi una medicina personalizzata, che scelga da subito la terapia giusta per ogni paziente. La ricerca sta aprendo questa strada grazie a nuove tecnologie: dai biomarcatori nel sangue ai modelli di tessuto ricreati in laboratorio, fino all’uso dell’intelligenza artificiale.

A fronte delle nuove tecnologie omiche, quanto queste innovazioni possono rivoluzionare lo studio dei meccanismi patogenetici e la sperimentazione di nuovi farmaci per le malattie reumatiche?

Le cosiddette “omiche”, i.e genomica, proteomica, metabolomica, ci permettono di osservare la malattia con una lente ad altissima risoluzione. Invece di guardare un solo gene o una singola proteina, possiamo studiare intere reti biologiche, capire perché una terapia funziona in alcuni pazienti e non in altri, e scoprire nuovi bersagli per i farmaci del futuro. Queste tecnologie, integrate con modelli innovativi come gli organi su chip, stanno rivoluzionando sia lo studio delle cause delle malattie sia il modo di testare i trattamenti, riducendo i tempi di sviluppo e aumentando le possibilità di successo.

Lei è la coordinatrice del progetto europeo FLAMIN-GO; in vista dell’evento finale di disseminazione aperto a tutta la popolazione che si terrà a Novara il prossimo 22 novembre, può anticiparci i principali risultati?

Con il progetto europeo FLAMIN-GO abbiamo fatto un passo avanti concreto verso la medicina di precisione. Abbiamo creato una “sinovia su chip” personalizzata, ottenuta dalle cellule dei pazienti con artrite reumatoide. In pratica, un piccolo modello in 3D del tessuto articolare malato che permette di provare i farmaci in laboratorio, come se fossimo nel corpo del paziente. I risultati sono molto promettenti: la piattaforma è già in grado di prevedere se un paziente risponderà o meno al metotrexato, che è la prima terapia usata nell’artrite reumatoide. In futuro questo potrebbe significare evitare terapie inutili, risparmiare tempo prezioso e offrire a ogni persona il trattamento più adatto fin dall’inizio.

Lei è partner del progetto europeo SINPAIN, di cosa si occupa il progetto?

L’osteoartitrite (OA) è tra i disturbi articolari più comuni al mondo, con oltre 500 milioni di persone colpite a livello globale. Solo in Europa occidentale, si stima che più di 57 milioni di individui soffrano di questa patologia. A lungo considerata una semplice condizione di “usura” legata all’età avanzata, oggi si sa che l’OA è in realtà una malattia complessa che interessa l’intera articolazione, e che colpisce una parte significativa della popolazione al di sotto dei 65 anni. Il progetto SINPAIN (coordinato da Damien Dupin, CIDETEC) vuole contribuire in maniera significativa al modo in cui oggi l’OA viene compresa e trattata, concentrandosi su tre ambiti principali. In primo luogo, il team sta sviluppando una gamma di terapie sicure, efficaci e accessibili, pensate non solo per arrestare la progressione della malattia, ma anche per invertirne il decorso. In secondo luogo, viene realizzato un nuovo strumento per la diagnosi e il trattamento personalizzato, che aiuterà i medici a definire terapie su misura per ogni paziente.Infine, SINPAIN sta conducendo una caratterizzazione approfondita delle cellule coinvolte nello sviluppo dell’OA, con l’obiettivo di comprendere meglio i meccanismi biologici alla base della patologia. L’approccio terapeutico innovativo combina farmaci basati su RNA, capaci di colpire le molecole responsabili dell’infiammazione e del dolore, con un idrogelo intraarticolare a base di acido ialuronico con sistemi intelligenti di rilascio controllato, che permettono di distribuire i farmaci antinfiammatori in modo mirato e più efficace.

ENGLISH VERSION

Every year, on October 12th, World Rheumatic Disease Day is celebrated to raise awareness about rheumatologic conditions. Rheumatic diseases are  a group of autoimmune and inflammatory conditions that affect the joints, muscles, bones, and connective tissues, causing pain, swelling, and limited movement. These diseases can also impact other organs, including the skin, eyes, heart, lungs, and kidneys. Common examples include rheumatoid arthritis, osteoarthritis, lupus, and gout among the others. Despite significant progress in research and therapy, early diagnosis remains one of the greatest challenges: the initial symptoms are often subtle and can easily be mistaken for other conditions, delaying the start of the most appropriate treatments.

World Rheumatic Disease Day therefore represents a moment of information, awareness, and hope, an invitation to promote greater understanding, to support scientific research, and to improve access to care. The ultimate goal is to ensure that every person affected by rheumatic diseases can lead a more active and better-quality life.

Today, I interviewed Prof. Annalisa Chiocchetti, Full Professor of Immunology at Univerisity of Eastern Piedmont (UPO), DISS, responsible of Immunomics lab at CAAD, coordinator of the European project FLAMIN-GO https://flamingo-joc.eu/, and partner of the European project SINPAIN (coordinator Damien Dupin, CIDETEC), https://www.osteoarthritis-sinpain.eu/.

Professor, on the occasion of World Rheumatic Disease Day, what do you consider to be the main challenges today in the early diagnosis and management of rheumatic diseases, and how can research help to overcome them?

Rheumatic diseases affect millions of people, and the main challenge remains early diagnosis. The initial symptoms are often vague, which can delay the start of treatment. Moreover, not all forms of arthritis are the same: behind a single diagnosis, there can be different biological subtypes that respond differently to medications. The goal is therefore personalized medicine identifying the right therapy for each patient from the very beginning.
Research is paving the way thanks to new technologies, from blood biomarkers to lab-grown tissue models, and even the use of artificial intelligence.

Given the rise of omics technologies, to what extent can these innovations revolutionize the study of pathogenic mechanisms and the development of new drugs for rheumatic diseases?
The so-called “omics”, i.e. genomics, proteomics, metabolomics, allow us to observe diseases with an ultra-high-resolution lens. Instead of focusing on a single gene or protein, we can now study entire biological networks, understand why a therapy works for some patients and not for others, and identify new drug targets for the future.
These technologies, combined with innovative models such as organ-on-chip systems, are transforming both the study of disease mechanisms and the way treatments are tested, reducing development times and increasing the likelihood of success.

You are the coordinator of the European project FLAMIN-GO. Ahead of the final dissemination event open to the public, which will be held in Novara on November 22, may you share the main results?
With the European project FLAMIN-GO, we’ve taken a concrete step toward precision medicine. We have developed a personalized “synovium-on-chip” derived from the cells of patients with rheumatoid arthritis, essentially a small 3D model of the diseased joint tissue that allows us to test drugs in the lab as if we were inside the patient’s body. The results are very promising: the platform can already predict whether a patient will respond to methotrexate, which is the first-line therapy used in rheumatoid arthritis. In the future, this could mean avoiding ineffective treatments, saving valuable time, and providing each patient with the most suitable therapy from the very start.

Are you also a partner in the European project SINPAIN? What is the project about?

Osteoarthritis (OA) is among the most common joint disorders worldwide, affecting over 500 million people globally. In Western Europe alone, it is estimated that more than 57 million individuals suffer from this condition. Long regarded as a simple “wear and tear” disorder associated with ageing, OA is now known to be a complex disease involving the entire joint, and one that affects a significant proportion of the population under the age of 65.The SINPAIN project (coordinated by Damien Dupin, CIDETEC) is making an important contribution to the way OA is currently understood and treated, focusing on three main areas.First, the team is developing a range of safe, effective and affordable therapies, designed not only to halt disease progression but also to reverse its course. Second, the project is creating a new tool for personalised diagnosis and treatment, helping physicians to tailor therapies to each patient’s individual condition.Finally, SINPAIN is carrying out a comprehensive characterisation of the cells involved in the development of OA, with the goal of gaining a deeper understanding of the biological mechanisms underlying the disease. The project’s innovative therapeutic approach combines RNA-based medicines, capable of targeting the molecular sources of inflammation and pain, with an improved hyaluronic acid–based intra-articular hydrogel and smart controlled-release systems that deliver anti-inflammatory drugs precisely and effectively where they are needed.

Giuseppe Cappellano

In foto Annalisa Chiocchetti

Per il logo credito a Francesca Oltolina