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Dieci anni dopo il Bosone di Higgs resta il mistero dell’universo

Bosone di Higgs

    «Un giorno di grandi emozioni, e una gioia immensa per la comunità mondiale della fisica delle particelle e per tutti coloro che nel corso degli anni avevano contribuito a questa grande scoperta. Ricordo la tensione delle settimane precedenti l’annuncio, il lavoro durissimo e i miliardi di controlli dei risultati. Bisognava essere sicuri che il segnale che osservavamo venisse davvero da una nuova particella, il Bosone di Higgs. E ricordo anche che la tensione e la stanchezza sono svanite d’incanto quando ho iniziato a presentare i risultati dell’esperimento Atlas nell’auditorium del Cern, insieme a Joe Incandela che presentava i risultati dell’esperimento Cms. L’auditorium era zeppo e in molti avevano passato la notte in un sacco a pelo davanti all’entrata per potersi assicurare un posto. Sembrava di essere ad un concerto rock, l’entusiasmo e l’emozione erano alle stelle».

Così Fabiola Gianotti, dal gennaio 2016 Direttore General del CERN di Ginevra, il prestigioso centro di ricerca pubblica europeo sulla fisica delle particelle, nato dopo la Seconda Guerra Mondiale per rilanciare la ricerca di base e promuovere la collaborazione scientifica internazionale messa a dura prova dal conflitto, ricorda sulle pagine del quotidiano La Repubblica oggi in edicola l’annuncio, esattamente dieci anni fa, che il bosone di Higgs, teorizzato per la prima volta nel 1964 dal fisico britannico Peter Higgs, esisteva ed era stato rilevato grazie agli esperimenti ATLAS e CMS nell’acceleratore di particelle del CERN (oggi, con i suoi 27 km di lunghezza, il Large Hadron Collider è il più lungo al mondo).

Ma che cosa è il bosone di Higgs?
Come dice Gianotti nell’intervista, “E’ una particella chiave per la nostra stessa esistenza. Senza di lui gli atomi di cui noi e l’universo visibile siamo fatti non esisterebbero, e quindi non saremmo qui. La sua scoperta rappresenta la chiusura di un capitolo, ha permesso di completare il cosiddetto Modello Standard che descrive le particelle elementari e le loro interazioni, e l’inizio di una nuova era di esplorazione. Il bosone di Higgs è una particella speciale, legata a questioni aperte molto importanti in fisica fondamentale, che includono l’evoluzione passata e futura dell’universo e l’esistenza di nuova fisica ad alta energia. Ci potrebbe permettere anche di scoprire la materia oscura. È allo stesso tempo un precisissimo microscopio e un potentissimo telescopio”.

Una scoperta epocale quindi, che non solo ha consentito di confermare la teoria del cosiddetto Modello Standard (la teoria fisica che descrive tre delle quattro interazioni fondamentali note: le interazioni forte, elettromagnetica e debole, e tutte le particelle elementari ad esse collegate, conferendo la massa alle particelle elementari) ma potrebbe in un prossimo futuro svelare il mistero della materia oscura, che costituisce circa il 25% dell’universo conosciuto: un mistero che è già oggetto di esperimenti presso i Laboratori del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – dove si cerca di rivelare particelle di materia oscura provenienti dall’alone intergalattico – e che potrebbe essere prodotta nelle collisioni dei fasci all’interno del Large Hadron Collider del CERN.

Per la sua scoperta Peter Higgs ha ricevuto il Premio Nobel per la Fisica nel 2013, unitamente a François Englert, che indipendentemente teorizzò l’esistenza del bosone.

(Per gli estratti dell’intervista a Fabiola Gianotti: copyright La Repubblica).

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