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L’umanità è già stata sull’orlo dell’estinzione, e un evento climatico potrebbe esserne stata la causa

Bosone di Higgs

Sul nostro pianeta vivono attualmente oltre otto miliardi di esseri umani, le cui attività stanno portando all’estinzione un elevato numero di altre specie. Se un ricercatore avesse osservato il mondo tra 800.000 e 900.000 anni fa, tuttavia, il quadro sarebbe stato sorprendente.

Un team di scienziati, capitanati da Wangije Hu del Dipartimento di Genetica e Scienze Genomiche della Icahn School of Medicine at Mount Sinai, New York, NY, USA, e  Haipeng Li del Centro di Eccellenza in Evoluzione Animale e Genetica presso l’Accademia Cinese di Scienze di Kunming, ha utilizzato un nuovo metodo di analisi chiamato FitCoal, che consente di proiettare l’attuale variazione genetica umana indietro nel tempo e stimare la dimensione delle popolazioni in punti specifici del passato. L’analisi ha rivelato che tra 930.000 e 813.000 anni fa avvenne una riduzione della popolazione dei nostri antenati da 100.000 a circa 1.280 individui, portandoli pericolosamente vicini all’estinzione. Il declino sembra aver coinciso sia con i grandi cambiamenti climatici che con i successivi eventi di speciazione, durante il periodo conosciuto come Medio Pleistocene, fase in cui il sistema climatico della Terra iniziò a cambiare portando a una fase di forte raffreddamento del nostro pianeta.
Lo studio ha utilizzato come punto di partenza le sequenze di DNA umano di 3.154 individui attuali ed è stato recentemente pubblicato sulla rivista Science.

La drastica riduzione del numero di individui, un effetto chiamato “collo di bottiglia” (bottleneck), sarebbe avvenuta tra 930.000 e 813.000 anni fa, e avrebbe avuto luogo in particolare nel continente africano, secondo i risultati delle analisi delle testimonianze fossili disponibili combinate con le informazioni paleoclimatiche. Il “collo di bottiglia” potrebbe anche aver aumentato – dato il numero esiguo di individui in grado di riprodursi – il livello di consanguineità dei nostri antenati, contribuendo così alla perdita del 65,85% dell’attuale diversità genetica umana.
Le fluttuazioni naturali delle dimensioni della popolazione potrebbero aver ulteriormente aumentato il rischio di estinzione.

Quale potrebbe essere stata la causa del fenomeno? Nel Medio Pleistocene le glaciazioni, da eventi prevalentemente a breve termine, divennero eventi a lungo termine con intensità termica più estrema rispetto al passato, soprattutto al culmine della glaciazione. L’aumento dell’intensità termica avrebbe provocato una diminuzione della temperatura della superficie dei mari e degli oceani, con minore evaporazione che avrebbe a sua volta causato un lunghissimo periodo di siccità in Africa ed Eurasia, e una drastica riduzione della fauna e della flora. Le conseguenze della grave siccità per popolazioni di cacciatori e raccoglitori, potrebbero quindi spiegare il collo di bottiglia che ha quasi portato l’uomo all’estinzione.

Alcuni interrogativi restano al momento senza risposta, ad esempio: perché il collo di bottiglia è durato così a lungo (117.000 anni)?

La scoperta pubblicata su Science dimostra una volta in più come eventi climatici apparentemente lontani possano avere effetti catastrofici in regioni del pianeta lontane dal punto in cui l’evento climatico si è manifestato. Un monito, proveniente dal passato, su come guardare al futuro dell’umanità, ricordandoci l’urgenza di mettere in atto ogni strategia possibile per contrastare il cambiamento climatico e le sue disastrose conseguenze, già drammaticamente sotto gli occhi di tutti.

Wangjie Hu, Ziqian Hao, Pengyuan Du, et al. “Genomic inference of a severe human bottleneck during the Early to Middle Pleistocene transition“. https://doi.org/10.1126/science.abq7487

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Dipartimento di Scienze della Salute – Università del Piemonte Orientale
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